Federica R.
Un progetto che si sviluppa principalmente nella regione metropolitana della città di Petrolina, nello Stato del Pernambuco in Brasile, attraverso una rete di collaborazioni con enti pubblici, privati e società civile a livello locale e internazionale.
“Dalla nostra esperienza, iniziata nel 2002, abbiamo la consapevolezza che l’incontro, il dialogo e la collaborazione alla pari costituiscono il Cuore di un approccio interculturale e di una relazione autentica. Sono fonte di grande ricchezza per il benessere degli esseri umani e della società e per una migliore presa in carico e risoluzione delle situazioni di bisogno che ogni comunità si trova ad affrontare.”
Nicola Andrian e Isabella Polloni - En.A.R.S.
sabato 7 giugno 2014
Resoconto 'in itinere' - Tirocini formativi di Federica R. e Mary M.
Federica Renosto:
Siamo già arrivate all’inizio
dell’ultimo mese, i primi due sono veramente volati.
In questo periodo ho
potuto conoscere molte persone, una diversa dall’altra, vedere luoghi nuovi,
conoscere una cultura diversa e, soprattutto, ho potuto sviluppare il mio
progetto di tirocinio all’interno della FUNASE Case (Carcere minorile - Fondazione di assistenza socio-educativa).
Il mio interesse specifico
è quello di relazionarmi ‘liberamente’ con gli adolescenti accolti. Osservare e
raccogliere dati attraverso una sorta di colloquio/intervista informale,
chiedendo quali sono le loro aspettative per il futuro, cosa vorrebbero fare una
volta scontata la pena e capire se ci sono e chi possono essere le persone di
fiducia all’esterno a cui chiedere aiuto a cui appoggiarsi per il percorso di reintegrazione sociale e per la realizzazione
di eventuali sogni.
Ho scelto di non dedicare momenti precisi della giornata
con orari prefissati nè rendere ‘obbligatoria’ la loro partecipazione. Cogliere i momenti in cui i ragazzi sono
disposti a parlare con me, ad esempio durante la ricreazione o se le
professoresse non ci sono, i momenti in cui loro sono più tranquilli e non si
sentano “interrogati” da una persona estranea. A me non è concesso chiedere
direttamente i reati commessi da loro e ne condividere dati e informazioni
personali ma la cosa interessante è che l’approccio informale permette
all’adolescente di aprirsi e raccontare. Ho potuto conoscere molte realtà
diverse, parti delle loro storie e persone di alcune famiglie. Una delle frasi
che mi ha colpito più di tutte è stata, detta da uno di loro: “sto meglio qua
che a casa mia, almeno qua ho l’acqua potabile, il cibo e la luce tutti i
giorni”. Una frase che mi aiuta a capire meglio la loro situazione.
Tutti gli adolescenti accolti
alla mattina hanno scuola, che è divisa in 4 fasi, la prima è per i ragazzi che
non sanno leggere e scrivere e poi via via il livello aumenta; al pomeriggio
hanno molte attività, tra cui: artigianato, informatica, apprendimento
lavorativo, teatro, musica. Tutti i ragazzi partecipano alle attività, e da
quello che ho potuto vedere, sembrano molto interessati e partecipano
volentieri.
Altra parte importante del mio tirocinio alla FUNASE è l'accompagnamento dell'equipe psico - sociale ogni lunedì mattina durante le visite domiciliari. Attività attraverso la quale riesco a capire meglio le condizioni che determinano le scelte di vita e le infrazioni commesse dai ragazzi accolti.
Con Mary stiamo anche tenendo un corso d’italiano in
due università diverse, all’UNIVASF e all’UPE, esperienza assolutamente nuova
per me che non avrei mai immaginato di fare. Si sta rivelando più positiva del
previsto, anche se riconfermo la mia idea che non sarà mai il mio lavoro
futuro.
Federica R.
Mary Marchiori:
L’obiettivo
principale del mio stage è quello di
capire se gli adolescenti accolti dalla FUNASE CASEM (Fondazione di assistenza socio - educativa - regime di semilibertà) si sentono realmente liberi di esprimersi in un contesto
in cui la reintegrazione sociale e la libertà sono conquiste continue, giorno dopo giorno.
A
seguito di una prima fase di osservazione partecipata, ho scelto di sviluppare
questo obiettivo proponendo, una volta alla settimana, varie attività con
l’utilizzo del colore con l’intenzione di lavorare sulla libera espressione di
sé. L’idea guida alla base del mio progetto è, infatti, che il colore sia un
mezzo per esprimersi e per lasciare qualcosa di sé e questo significa valere
come persona, poiché ognuno di noi vale in qualsiasi momento e in qualsiasi
circostanza della propria vita
La
prima fra queste è stata di immersione nel colore. I ragazzi hanno lasciato la
loro impronta in un cartellone disposto nel pavimento dopo aver immerso i piedi
nelle tempere. Quando si è conclusa le impronte si erano perse e si erano unite
formando un unico colore. I ragazzi hanno ballato, si sono abbracciati e per me
è stato un piacere assistere al loro divertimento.
Nelle serate successive
abbiamo deciso di dipingere la parete
della stanza dove vengono svolte le varie attività: è stato un lavoro
impegnativo che ha coinvolto tutti i ragazzi presenti. Abbiamo usato i colori
della bandiera del Brasile, motivo in più per essere uniti, specie in questo
periodo della coppa del Mondo.
Le
attività svolte nelle serate sono un momento molto libero in cui mi piace
osservare i ragazzi. Al termine delle attività è sempre piacevole condividere i
pensieri, negativi o positivi che siano. È un momento per imparare da loro e
allo stesso tempo per lasciare qualcosa di me.
Durante
la seconda serata settimanale, che passiamo assieme, si discute sul tema della
droga. È un tema che a loro interessa molto. Abbiamo conosciuto dei dati che ci
hanno fatto riflettere e insieme abbiamo discusso sulle droghe più pericolose
sui loro effetti nell’organismo e sulle ripercussioni nei rapporti sociali di
ognuno di loro. Una sera in particolare
l’abbiamo dedicata alla visione e discussione del film ‘Diario di un
adolescente’ (1995).
La curiosità ha permesso una bella partecipazione di tutti.
Mary Marchiori
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