Mary
Marchiori. Studentessa dell’Università di Padova, iscritta al corso di laurea
in Scienze dell’educazione e della Formazione - curriculum in ‘Educatore
sociale e animatore culturale’.
Tirocinio
formativo all’estero, svolto nella città di Petrolina-PE (Brasile) in
particolare alla FUNASE CASEM (Fondazione socio – educativa, centro di
detenzione minorile, casa de semilibertà) e nelle università locali UNIVASF e
UPE.
"Eccoci
al nostro ultimo giorno in Brasile! Che dire? Forse l’esperienza più
straordinaria della mia vita! Se penso a quando sono arrivata a Petrolina, sembra
sia passato un sacco di tempo.
La
cosa che ho amato di più è stata l’imprevisto! Ogni giorno è stata una sorpresa
e anche le cose della quotidianità diventavano un mistero. Ho imparato a
salutare le persone prestando attenzione, dando un abbraccio prima di andare a
casa non avendo la certezza di rivederle. Ho cercato di dare il meglio di me in
ogni occasione e ho cercato di trarre il meglio dagli altri; e devo dire che non
è stato difficile. Ho amato le persone di Petrolina come se le conoscessi da
sempre.
Cosa
ho messo nel mio bagaglio professionale?
All’interno
della casa di semilibertà ho trascorso ore e giornate piacevoli sentendomi
parte della “famiglia” del CASEM. Condividere la quotidianità con gli
adolescenti accolti è stata per me un’esperienza del tutto nuova che mi ha
permesso di imparare molto sotto l’aspetto educativo oltre che umano. Ho capito
che il ruolo dell’educatore sociale può essere anche frainteso poiché in questo
contesto specifico non è così conosciuto. Ciò che mi sento di dire è che,
qualsiasi sia la cultura o la professione, se c’è rispetto per l’altro non
esistono incomprensioni che non vadano risolte. Lavorare con le persone non è
facile, ma ho confermato la mia idea: essere educatrice non è un lavoro ma
un’attitudine di vita. Non si può uscire dalla porta e dimenticare chi c’è
all’interno della casa o di qualsiasi altra struttura educativa. Sono dell’idea
che è molto facile sbagliare ma è per questo che l’equipe deve sostenere tutte
le diverse professionalità poiché è necessario scambiarsi le idee e non
sentirsi mai soli.
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EQUIPE FUNASE CASEM e Progetto BEA |
Quello che ho imparato è che in ogni situazione nuova
l’educatore deve entrare in punta di piedi e cercare di creare una relazione di
fiducia, per quanto possa essere difficile, poiché le persone percepiscono e
sentono i nostri limiti. Quando l’educatore sente che deve dare qualcosa di suo
allora sarà pronto a ricevere e ad accettare l’altro incondizionatamente.
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Corso di italiano UPE |
Altra
parte importante di questa esperienza è stata senza dubbio l’approccio
‘interculturale’, l’incontro con una cultura differente. Insegnare la lingua
italiana ci ha permesso di svolgere il ruolo di insegnanti, fino a quel momento
del tutto sconosciuto e ci siamo accorte di quanto sia importante non dare
nulla per scontato nel momento in cui ti avvicini ad una lingua e ad una
cultura diversa. Nelle due università abbiamo organizzato le lezioni con una
certa logica in modo tale da creare dei collegamenti tra una e l’altra ed al termine
del corso ci è stato chiesto di fare un test che è servito molto anche a noi
come autovalutazione.
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Corso di italiano UPE |
Cosa
ho messo nel mio bagaglio di vita?
Senza
dubbio la gentilezza, il dare un aiuto gratuitamente senza per forza avere un ritorno
indietro, essere amico di qualcuno anche se non lo conosci, sorridere, salutare
e non aver paura di dire un “grazie” in più.
Questo
stage non è stato solo un’esperienza importante per il mio futuro lavoro di
educatrice ma è stata l’opportunità per chiarirmi le idee su chi sono e su come
voglio essere. E se tornassi indietro lo rifarei altre cento volte perché ad
essere sincera ho paura di ritornare alla vita di tutti i giorni. Chi non
trascorre un po’ di tempo in questa splendida Terra forse non può capire di
cosa parlo, ma l’augurio che posso fare a tutti è di vivere un’esperienza come
la mia o intensa almeno la metà.
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FUNASE CASEM |
Un
ringraziamento particolare va ovviamente a Nicola Andrian e al Progetto BEA,
alla mia compagna di avventura Federica Renosto che mi ha sopportata per 90
giorni e mi ha preparato ottimi piatti (credo sarei morta di fame!), al FUNASE
CASEM per avermi trattata come una della “famiglia”, all’equipe completa ma in
particolare a tutti gli adolescenti che mi hanno accettata e hanno saputo apprezzare
le mie attività. Un ringraziamento va poi a tutti gli studenti/alunni dei corsi
di italiano dell’UNIVASF e della UPE.
Un
abbraccio grandissimo alle mie coinquiline, a tutti gli amici e a tutte le
persone che hanno condiviso feste, balli, cene, fiume, sole, sorrisi, abbracci,
canzoni e CaipirosKe!
Non
so quando e non so come ma sicuramente.. arrivederci!
Com muita saudade de vocês, obrigada!"
Mary M.
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