Petrolina-PE, settembre - novembre 2014
Tirocinio universitario di Lisa Gilari: studentessa al secondo anno del corso di laurea in Scienze dell'Educazione e della Formazione UNIPD sede di Rovigo, curriculum 'Educazione sociale e animazione culturale'.
Uno,
due, tre... arrivata alla destinazione finale.
Per
farvi capire cosa ho provato in questi tre mesi e che cosa porto a casa con me,
ho deciso di portavi nel mio viaggio.
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Equipe FUNASE CASEM e BEA |
Qui
a Petrolina ho svolto il mio tirocinio in due enti: il primo è il FUNASE Casem, Fondazione
socio-educativa, centro di detenzione minorile, casa di semilibertà; il secondo
è l'Università Federale locale UNIVASF.
Non
mi soffermo sui dettagli tecnici, ma voglio condividere con voi il cammino che
questa esperienza mi ha fatto percorrere.
In
questi tre mesi mi sono sentita viva, ho sentito il mio corpo vibrare di
positività...
Il
FUNASE Casem è un labirinto di relazioni con il quale ho dovuto confrontarmi.
Le relazioni interpersonali e interculturali sbocciano come i fiori,
lentamente, passo dopo passo. Tutte le relazioni per essere tali hanno bisogno
di un punto di contatto che io
inizialmente non avevo, per lingua, cultura diversa, paure che sia io come educatore
sia gli adoloscenti come utenti avevamo reciprocamente. È stata la curiosità,
la “cosa nuova” che mi ha permesso di creare un ponte tra me e i ragazzi del FUNASE. Quattro semplici passi fondamentali mi hanno aiutata ad entrare nel ruolo
di educatore sociale: il riconoscere la “persona” che ho davanti a me, un contatto
fisico adeguato al contesto, lo sguardo e il sorriso.
La
mia professionalità come educatore sociale, inoltre, ha consistito nel non considerare
i ragazzi come infrattori, criminali, ma come adoloscenti che stanno
percorrendo un cammino di crescita difficile, di re-integrazione. Nei tanti
momenti condivisi ho cercato di renderli protagonisti, giorno dopo giorno,
anche con una semplice stretta di mano con tutta l'energia possibile.. (ammetto
che a questo punto del report, le lacrime cominciano a bagnare il mio viso, ma
tutto bene).
Per
quanto riguarda la metodologia di sviluppo delle attività con loro, la musica è
stato il canale comunicativo privilegiato e fondamentale. I ragazzi esprimevano
le loro emozioni attraverso le parole dei testi di alcune musiche.. ho cercato,
quindi, di sfruttare al massimo questa opportunità per far sciogliere quel
ghiaccio che ricopriva la luce di ognuno di loro. L'emozione più grande di
questa esperienza al Funase Casem è stato il feedback ricevuto dagli stessi
ragazzi, fondamentale anche per una mia auto valutazione. E' venuta a crearsi
quell'atmosfera di considerazione reciproca, potrei addirittura dire intima.. uso
questo termine per sottolineare come con ogni ragazzo ho creato una connessione
diversa con me che qui viene chiamata anche “chimica”.
L'unica
cosa di cui mi rammarico è di dover interrompere il mio lavoro con loro,
lasciarli alla loro quotidianità, che per loro è mortale.
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UNIVASF corso di italiano intermedio |
Per
quanto riguarda l'UIVASF… beh, posso dire sia stata un'esperienza unica. Il
ruolo di ‘professoressa’ che mi sono trovata a ricoprire a fianco del mio Tutor
Nicola A. non è stato così difficile, ma non da sottovalutare. Sono stata
semplicente me stessa, riversando nelle lezioni tutto ciò che poteva rendere
una lezione divertente, interessante sempre ovviamente lavorando con i
contenuti programmati!!
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UNIVASF |
Cosa
ho appreso da questa esperienza?
Oltre
all'ascoltare, all'osservare, c'è la consapevolezza di una profonda
dimensione che porterò con me: la dimensione dell'attesa. I successi non
arrivano subito, ma … possono arrivare dopo tempo anche improvvisamente.
Voglio
riportare questo esempio che considero fondamentale: C., ragazzo difficile, non
si lasciava avvicinare da nessuno. Un giorno decisi di sedermi di fronte a lui
e di rivolgergli delle domande semplici tipo “come stai?”, “cosa hai fatto nel
fine settimana?”, “hai visto che bella giornata c'è oggi?”. Il suo sguardo era
fisso nel vuoto, mai incrociando il mio e le sue uniche risposte, non verbali,
erano l’alzare il pollice verso l'alto o verso il basso corrispondenti al si e al
no. Questa situazione si è ripetuta per diversi giorni, ma non ho mollato. Un
giorno, nella medesima situazione, ha alzato lo sguardo, mi ha guardata fissa negli
occhi, mi ha fatto un sorriso e ha cominciato a parlare senza fermarsi come un fiume in
piena.
BAM
BAM BAM... questa è stata l'emozione che ho provato. Dentro di me c'era un
concerto di fuochi d'artificio, all'esterno ero semplicemente tranquilla,
ascoltando tutto quello che mi stava dicendo.
ATTESA =
attenzione, tempo, tirare (l'amo della relazione), salita, ancora.
Ringraziamenti
finali: non riporto nomi, luoghi, avvenimenti pechè sarebbe una lista infinita.
Dire
grazie è tipico della mia lingua, ma io preferisco dire OBRIGADA POR TUDO!!
Lisa G.
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Equipe BEA - 2014.2 |
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