Un progetto che si sviluppa principalmente nella regione metropolitana della città di Petrolina, nello Stato del Pernambuco in Brasile, attraverso una rete di collaborazioni con enti pubblici, privati e società civile a livello locale e internazionale.

“Dalla nostra esperienza, iniziata nel 2002, abbiamo la consapevolezza che l’incontro, il dialogo e la collaborazione alla pari costituiscono il Cuore di un approccio interculturale e di una relazione autentica. Sono fonte di grande ricchezza per il benessere degli esseri umani e della società e per una migliore presa in carico e risoluzione delle situazioni di bisogno che ogni comunità si trova ad affrontare.”

Nicola Andrian e Isabella Polloni - En.A.R.S.

mercoledì 28 dicembre 2011

Coretta Bergamin: il mio tirocinio a Petrolina

Dove sono?
Mi sembra ieri il mio arrivo in Brasile. Passare la notte in aeroporto, fare 10 ore di volo guardando costantemente l’azzurro dell’oceano. Finalmente, arrivare in quel lembo di terra dall’altra parte del mondo. Dove sono finita? Mi domandavo attorniata da volti dai mille colori e parlando un portoghese che nessuno capiva.

Petrolina
Con un progetto in mano in cui forse non credevo molto, delle nuove compagne di viaggio e un paesaggio nuovo ai miei occhi che mi circondava (l’arido Sertão) è iniziata la mai avventura a Petrolina. Questa città ha aiutato a riscoprirmi, si,  mi ha regalato un nuova Core. Petrolina, grande calderone di colori, persone, musiche, situazioni, eventi. Petrolina che nel suo grande abbraccio con il Velho Chico ha concesso di sognare di fronte a tramonti meravigliosi (che arrivavano sempre cosi presto!).
Petrolina, che per quei mesi sei stata la mia Casa e lo sarai nel cuore per sempre.

La rete dell’equilibrista
Il filo conduttore che mi ha permesso di sviluppare il mio lavoro in Brasile è stato il Progetto BEA.  A parte il fatto di aver strutturato una equipe che finì per essere la mia famiglia, mi ha permesso di vedere, capire, pensare un progetto di Cooperazione Allo Sviluppo! Mi ha permesso di entrare nell’anima del progetto, vedere la rete costruita, capire i giochi attoriali; mi ha fatto essere professoressa di Italiano, palestrante in una Conferenza, grafica alle prime armi.

               


Ma soprattutto (e se potessi lo sottolineerei mille volte): ha creduto in me, ha creduto in noi tutte volontarie.
 Forse ora so cosa farò finita questa laurea, forse finalmente sono uscita dai libri.

Le mani con il fiore
Non è possibile scrivere ciò che si prova entrando per quella porta blu sempre Aperta. Ti si scaraventa addosso un’allegria indefinita fatta di abbracci e di baci dietro una enorme scritta blu con scritto APAE (Associazione che lavora nel territorio con i diversamente abili). 

Ho passato troppo poco tempo li, divisa tra l’ufficio e le aule, tra la direzione, i professori, le mamme e i ragazzi. Ma sono stata Coretta “a italiana”, una persona ben definita di cui accettavano il lavoro e la presenza. L’APAE mi ha donato un motivo per svegliarmi prestissimo alla mattina, mi ha regalato abbracci di tutti i colori e tante lacrime, arrivato il momento di andarsene.

Il ritorno
Ora scrivo guardando lo stesso azzurro dell’oceano che mi accompagnava all’andata. Tento di scrivere in poche righe due dei mesi più belli e formativi della mia vita. Non ce la faccio, rileggo e cancello nella speranza di riuscire a stendere qualcosa di illuminante. Vorrei che le persone che leggono avessero la percezione dei colori di un tramonto all’Ilha, dei sapori dei mille frutti dai nomi impronunciabili, di un abbraccio di un bambino disabile, dell’affetto incondizionato che ho sempre ricevuto da tutti.
Ma non importa, sono cose che sono dentro di me e che rimarranno per tutta la vita.
Coretta

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